VI
F: Oggi fa freddo, i mercati si sono svuotati. Chi oserà uscire? Chi si pascerà di tale di limitazione? Qualcuno sa ancora gioire nell’ozio? Chi troverà gioia nello stare da solo con se stesso, chi in tale costrizione? Chi, al contrario, patirà le pene della reclusione? Quanti si crogioleranno e quanti, invece, si danneranno?
S: Pare di non sapere cosa sia un’emozione quando ce lo si chiede. Ma quando la si prova lo si sa.
F: Quindi per che cosa si propende ora: che siano venuti prima i segni o prima i suoni? E che cosa se andrà per primo?
S: Vuole l’artista con i suoi segni ed i suoi suoni far provare un’emozione, farla sapere. Chi viene per primo l’artista o il fruitore?
F: Non lo so, ma la sola idea di fare, anche solo di far provare un’emozione, mi disgusta – mi terrorizza il solo sfiorarne il pensiero. Mi repelle l’idea di impegnarmi, di distrarmi dalla noiosa routine quotidiana; mi respinge e mi fa tornare al banale. Mi addolora e mi ammala pensarmi fuori dal mio ozio. Sono rigido, non voglio distrarmi dallo schermo, dalla pagina o dall’ingordigia. Lasciatemi oziare!
S: Nessuno viene prima, nessuna causa e nessun effetto…ci si sfiora e tanto basta.
F: I mercati hanno riaperto, ma non ho la forza di uscire. Non voglio sfiorare proprio nessuno. Starò a casa nella mia condizione, alla ricerca di un sé altrimenti perduto. Gli alberi gettano le prime foglie in un tumulto di rami spogli, quando toccherà a noi essere così coraggiosi?