Separati
Crepita il silenzio che ingombra la stanza
Se dal silenzio riesco trarre un suono,
A ricordare il nome mio e chi sono
Lottando contro la tua lontananza.
Distanza che i miei atti fa stanieri,
Fa il vino scialbo, insipido ogni cibo,
Tu che mi fai straniero ai miei pensieri
Sogni i miei sogni, scrivi ciò che scrivo.
Ritrova corpo, da ombra, sulla carta,
La nostalgia rappresa in fondo agli occhi,
La suggestione della fantasia
Che inebria la mia mente di fantasmi,
Sì che ti so vicina e irraggiungibile
Se penso con il cuore o con la testa.
In morte di un sogno
Come m’è amaro il tempo dell’infanzia
Quando più non vivo dei suoi ardori,
Amaro che lo cerchi e mi ritrovi
Un amor consumato sulle labbra.
Com’è che questo tempo si dischiude,
Rapsodico, in un ribollir di sangue
E si fa denso e vivo, colorato,
Per noi annerarsi tutto all’improvviso?
Ho detto forse troppe volte t’amo
Che sento in me che la magia s’allenta?
Che sento farsi sempre più lontano
Il tempo in cui l’infanzia t’arroventa
Di sogni il cuore, e tutto il mio vissuto
Si fa per me felice tempo andato?
Eppure si vive
Il campo arato pare un mare morto,
Gelato da uno sguardo nella nebbia,
A lui fradici s’inchinano i cipressi
Come a un caro a cui mancò la vita.
E tu ramazzi lenta il tuo giardino,
Vedova cui il lavoro mangiò il tempo
Del più caro amore, vecchia bimba
Messa in castigo senza colpa alcuna.
Come si fa a non odiare il tempo?
E te, paesaggio morto in cui traspare
La morte eternata in un momento…
Eppur si vive, in un cauto tremore,
Anche in vecchiaia il tempo dell’amore
Come una carezza da non scostare.