I
Una presentazione
Con queste tre poesie vorrei iniziare la mia rubrica. Il sonetto è una forma antica, ma ha una duttilità tale da renderla compatibile con qualsiasi contenuto, ed una brevità che consente di cesellare in poche righe delle intuizioni, delle immagini, e fissarle. Le tre immagini che vi propongo riguardano l’atto di scrivere poesia, il potere del ricordo e una descrizione, abbozzata, dello stato dell’arte.
Il timpano
C’è come un timpano in fondo alla mente,
Liscio, adeso a ogni sua parete,
Teso e collegato ai lineamenti,
Ed essi muove quando viene mosso
Da qualcosa di simile a una musica
Dove sfumano l’immagine e la voce,
Che in noi si agita, vivida e cangiante,
E le cui note sono le emozioni.
E in me sento, quando sono solo,
Come il riverbero della tua presenza,
Quando passavano dal tuo volto al mio
Le note fluenti della tua coscenza,
E poi il mondo, tutto, si fa suono
Che sul telefono plasmo con le dita.
Il potere del ricordo
Nell’estremo confine della notte,
Quando in prossimità dell’Est si scorge
Una pallida aura tentennante
E l’aria appare ancora più leggera
E tangibile nella sua presenza,
Sembra finalmente accada la vita,
Come fatto ovvio in una notte estiva,
Ed il futuro non è più un’assenza,
Un vuoto da raggiungere, incolmabile,
Un ordine matematico del giorno,
Una oscura griglia di doveri.
È un puro camminare verso il sole
Questo ricordo dell’adolescenza
Sul bus prima di marinare scuola.
Il presente
Come un’afa torrida preme sulla
Pelle, questo presente m’è appresso,
dura realtà che disinnesca i sogni
Con la disciplina dell’ozio. Porte
Chiuse, persone da poco che guidano
Le folle alla percezione dell’odio.
E io, alieno all’ordine e ostile alla
Guida, sono muto, perché, incurante
Dell’inattualità della mia arte,
Come di tutte, m’ostino alacre
A coltivare ciò che è solo fumo
Per chi scambia la nebbia per chiarezza,
Come un pittore che dipinga quadri
Da appendere ad un muro sverniciato.